By Published On: 16 Maggio 2017Categories: Lettere

Lettere – A proposito di stereotipi e luoghi comuni, europei e nazionali

Si sono vissuti alcuni giorni di attesa, quelli che hanno preceduto le elezioni francesi, con la coscienza dei possibili cambiamenti dello scenario europeo e di riflesso anche di quello italiano.

Oggi Emmanuel Macron è il Presidente della Repubblica francese. Un uomo che ha saputo costruire la sua ascesa politica in pochissimo tempo.

Da più parti si dice che dietro di lui ci sia una strategia da imputare alla moglie. Ritorna quel vecchio detto: “C’è sempre una grande donna dietro un grande uomo”.

Della grande donna, se fosse vera la notizia, non si può che essere soddisfatte; che poi Macron sia un grande uomo, si vedrà. Intanto è sempre quel ”dietro” che fa pensare, soprattutto perché ancora oggi è meglio che a candidarsi alla presidenza di uno Stato sia un uomo e magari giovane mentre nel caso opposto avrebbe due aggravanti: l’essere “donna” e “non più giovane”.

La stampa infatti sembra essere molto più interessata ai 25 anni di differenza tra il Presidente e la moglie.

In particolare, la vignetta pubblicata sul settimanale satirico Charlie Hebdo mi pare che meriti qualche riflessione. In essa si vede la mano del Presidente poggiata sul ventre della moglie, sorridente e incinta. Accanto si legge:”Lui farà i miracoli” riferendosi al fatto che Brigitte Macron ha 64 anni.

E così anche un giornale che ha tutta l’aria di essere “satirico e progressista”non trova di meglio che affiancare il miracolo politico del Presidente alla figura di un analogo miracolo che si potrebbe realizzare per la sua compagna di 64 anni.

Nel caso contrario di una”lei”di venticinque anni più giovane, verrebbe in mente a qualcuno di fare satira se non per rimarcare il machismo?

Ed è così che a casa nostra, l’onorevole Debora Serracchiani dichiara che uno “stupro è più odioso se a commetterlo è un profugo”. Quindi non è l’atto in sé da condannare, a prescindere. Va condannato sì, ma in modo più grave perché chi lo ha commesso è “ospite” nel nostro Paese.

Personalmente ho sempre pensato che chi ha accesso ai mezzi d’informazione e chi ha un ruolo politico abbia anche il dovere intellettuale della responsabilità di ciò che scrive e di ciò che afferma in misura maggiore di una qualsiasi persona comune.

Gesti, fatti e parole inducono a determinati atteggiamenti e comportamenti; tanto più se vengono praticati e pronunciati da chi riveste un ruolo pubblico e può raggiungere più persone in poco tempo, invita a perpetrare pregiudizi e a fomentare paure ed esclusione, spinge ad un piccolo mondo individuale e non al confronto e all’ascolto, a una visione del mondo che oggi, più di due giorni fa, viaggia sul clic di una tastiera di un computer che non è né maschile né femminile.

Venera Tomarchio

Consigliera Provinciale di Parità

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