By Published On: 18 Dicembre 2019Categories: Lettere

Lettere – Il principio di equità voluto dalla Lega è ora inconfutabile e sacrosanto

Gentile direttore

Approfittiamo delle colonne del suo giornale per ricordare, anche ai più distratti, che l’istituzione del Reddito di Cittadinanza è una misura introdotta su forte volontà del Movimento Cinque Stelle e che, durante l’esperienza di governo gialloverde, è stata avallata dal nostro movimento, la Lega, in rispetto all’accordo programmatico sul quale si basava l’esistenza del governo stesso. È altresì risaputo che sin dall’inizio dell’esame del provvedimento vi era la volontà del Movimento Cinque Stelle di estendere il Reddito di Cittadinanza anche ai non detentori di cittadinanza, quindi anche a tutti i cittadini extracomunitari, aspetto ritenuto contradditorio invece dalla Lega, ma approvato per le ragioni di cui sopra.

In fase di esame parlamentare si arrivò però a stabilire e ad approvare, da parte dell’allora maggioranza gialloverde, che, in ossequio al vigente Decreto del Presidente della Repubblica numero 445 del 2000, fosse necessario documentare da parte dei cittadini extracomunitari i redditi e i patrimoni non verificabili dalle autorità italiane. Apposito e successivo decreto avrebbe stabilito quali paesi di provenienza esentare per oggettive impossibilità. Per la Lega, ciò fu un positivo “punto di caduta” perché sancì, con normativa nazionale, la validità di un principio sostenuto con forza sia sul piano politico che su quello amministrativo da tanti enti locali. Tale principio trova oggi conferma della sua validità nella scelta del governo giallorosso (PD-M5S-LEU-IV), il governo più di sinistra mai esistito, che, anziché abrogare la norma con un tratto di penna rossa come avrebbe potuto facilmente fare, l’ha mantenuta tale e quale come scritta dalla precedente maggioranza: la conferma che gli extracomunitari debbano presentare la documentazione del paese di provenienza è un fatto politico estremamente rilevante anche sul piano giuridico.

Per quanto attiene al decreto sui “paesi impossibili” emanato dal neo ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e dall’attuale ministro degli esteri, già del Lavoro, Luigi Di Maio, preme segnalare innanzitutto che esso attiene unicamente al patrimonio immobiliare e nulla definisce (si dovrà attendere un secondo decreto?) per quanto riguarda la situazione reddituale. Per quanto concerne l’elenco dei paesi individuati evidenziamo, sempre ai più distratti, che il decreto, che consigliamo di leggere in tutte le sue parti, precisa che tale identificazione avviene in “prima applicazione”, attingendo l’elenco da un database di un’organizzazione legata alle Nazioni Unite che nasce per ben altro scopo e da cui sono, quantomeno curiosamente, escluse nazioni extra-UE quali Stati Uniti, Canada, Australia, Norvegia. Nel decreto, fatto ancor più importante,  è scritto ben chiaro che l’elenco dovrà essere integrato con le informazioni reperite tramite rete diplomatica. Siamo quindi ben lungi dalla conclusione dell’iter, l’unico punto fermo è che il principio di equità voluto dalla Lega è ora inconfutabile e sacrosanto.

Sezione Lega-Salvini Premier Lodi

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