Lettere – Fare il consigliere è un impegno amministrativo oltre che un dovere morale
Fare il consigliere è un impegno amministrativo oltre che un dovere morale che bisognerebbe svolgere con responsabilità.
Mi trovo sempre più sbigottita a vedere il comportamento di alcuni colleghi eletti in consiglio comunale che siedono tra i banchi dell’opposizione e che forse non hanno ancora preso coscienza del fatto che l’elezione in consiglio comunale è un onore, ma anche un onere, conferitogli dai cittadini tramite il voto e quantomeno per rispetto, nei confronti di questi ultimi – figuriamoci se si può parlare di rispetto istituzionale – dovrebbero svolgere il loro compito con impegno sia per dovere morale sia per osservanza dello statuto in vigore che all’Art. 37 comma 1 recita: “ Il consigliere comunale è tenuto a partecipare a tutte le adunanze del consiglio”.
Ci sono consiglieri, uno tra tutti quello che era il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle Massimo Casiraghi che oltre che presenziare a singhiozzo ai lavori consiliari, non partecipando quasi mai alle commissioni e ai consigli, ha l’arroganza di chiedere che le assemblee si svolgano nei giorni a lui comodi poiché il suo “lavoro personale” gli crea impedimento ad avere una partecipazione attiva. Mi chiedo se al momento della scelta di candidarsi, non potesse sapere che la vita privata avrebbe potuto ostacolare il lavoro di un amministratore pubblico, ma forse un lavoro ai tempi non ce l’aveva ed andata male la candidatura a sindaco, sperava che fosse proprio la politica prima o poi, a riservargli una “cadrega”.
Chi lo sa, se non lui, sta di fatto che adesso la presa di coscienza di non poter fare in concomitanza più cose che portino a una buona riuscita ce l’ha, vista la figuraccia fatta con l’intervento – in cui si è denotata la sua totale impreparazione, forse per mancanza di tempo per lo studio e visione errata dello stato dei fatti – in merito al provvedimento sul settimo accordo modificativo del contratto di finanziamento della società Sporting Lodi, durante uno dei pochissimi consigli cui ha partecipato.
Nonostante tutto questo la sedia di Lodi non viene mollata da Casiraghi, negando così la possibilità ad un collega di partito di poter adempiere a pieno agli obblighi dati dal ruolo.
Vi sono poi consiglieri comunali che partecipano ai lavori consiliari come se fossero fulmini, considerando il poco tempo che trascorrono in aula.
Mi riferisco ad Antonio Uggè, esponente della lista civica che sosteneva Carlo Gendarini, il candidato sindaco di centrosinistra alle ultime elezioni amministrative, che in diverse occasioni, non ultime i consigli comunali del 25 e 26 giugno, arriva in aula ma dopo pochi minuti se ne va, non interessandosi quindi ai lavori e non badando che quei pochi minuti di presenza sono comunque costati alle tasche dei contribuenti.
Essersi presi la responsabilità di far parte di un’ amministrazione – a maggior ragione di un capoluogo di provincia – comporta il dovere di interessamento oltre che una partecipazione costante. Credo che indipendentemente dal partito di appartenenza e dalle diverse idee politiche che durante i dibattiti ci differenziano l’uno dall’altro, debba esserci un denominatore comune per tutti i consiglieri comunali, quello del rispetto della sedia che occupiamo.
Eleonora Ferri – Consigliere Comunale Lega – Comune di Lodi
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