Lettere – Chiedere rispetto non può essere utopia

Buongiorno, Direttore.
Mi ricollego alle reazioni di varia entità è natura, suscitate nei social (e non solo) da alcune situazioni verificatesi in città a Lodi e nei dintorni. Nello specifico, l’ordinanza anti-botti di Capodanno, e l’escalation di vandalismi, a partire dal danno al presepe di Villa Braila, fino a arrivare al grido di allarme per gli episodi segnalati dagli autisti dei bus. I fatti si sono portati dietro una lunga scia di pareri, molto discordi. Eppure hanno un unico comune denominatore: l’assenza di rispetto per le regole, per la cosa comune, e la poca sensibilità. Perché è giusto non sparare i botti? E’ accertato (e opportuno ripetere) che per animali e popolazione umana il rumore determina stress. Per entrambi anche incidenti. Per l’ambiente, sono fonte di inquinamento, se mai fosse utile aggiungerne a quello già presente ad alti livelli. Chiedere rispetto non può essere utopia: chi non spara non danneggia nessuno, chi spara sì. Dovrebbe bastare. Il richiamo alla normativa ministeriale (secondo alcuni vanificherebbe le ordinanze restrittive) va bene interpretato. Essa prevede in realtà diverse categorie di fuochi (compresi quelli destinati ad essere maneggiati da professionisti). Ma anche la categoria più bassa, la prima, quella che riguarda i botti ritenuti più innocui, andrebbe rivista: le dita saltate, gli occhi lesi, riguardano spesso chi maneggia questi petardi, la cui natura non può essere esente da rischi, contemplando comunque materiale esplodente (e non sto a introdurmi nel complesso discorso della illegalità di produzione e vendita, accertata in molti casi dalle Forze dell’Ordine, e che li rende particolarmente potenti oggi). Quanto alla presepefobia, dilagante spesso tra ragazzini e non, siamo a situazioni analoghe: mancanza di rispetto che va oltre la religiosità del simbolo. Maleducazione, ignoranza, insensibilità, indifferenza verso la cosa comune, voglia di trasgredire. vandalismo: niente di questo assume positività nella vita di tutti noi. Davanti a ciò, risulta insulsa e irricevibile la polemica creata intorno ai fatti, soprattutto se innescata dagli adulti, a volte con poca educazione e molta irruenza; adulti che dovrebbero essere guida ed esempio per le nuove generazioni, non il contrario. La parola “rispetto” dovrebbe unire, non dividere. Basterebbe ragionarci anche solo un minuto, per trarne le debite conclusioni.
Tamara Majocchi
Lodinotizie in
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