By Published On: 19 Maggio 2020Categories: Primo Piano

Logistica, 20 reati fiscali e caporalato nel Lodigiano con minacce e turni massacranti

Dalle prime luci dell’alba militari del Comando Provinciale di Lodi stanno eseguendo una complessa misura personale e reale nei confronti di una famiglia di imprenditori lodigiani operanti nella logistica, per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento dei lavoratori, all’estorsione, all’evasione fiscale ed al riciclaggio dei relativi proventi.

«I camionisti erano sottoposti a turni massacranti di lavoro, anche sotto minaccia. Una vicenda che evidanzia che lo sfruttamento del lavoro non è solo al Sud nelle campagne, ma ovunque e va perseguito con la stessa determinazione. I trasportatori erano anche costretti a dormire in brande improvvisate all’interno della ditta», ha dichiarato il procuratore di Lodi, Domenico Chiaro.

«L’operazione di oggi è il frutto di mesi e mesi di intercettazioni e servizi di osservazione e raccolta di testimonianze. Gli uomini della Finanza hanno riscontrato inoltre oltre 20 violazioni in ambito fiscale, dalle dichiarazioni fraudolente alle false fatturazioni»

L’attività di indagine condotta dal Gruppo di Lodi, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, ha consentito di disvelare una vera e propria organizzazione criminale avente una solida struttura piramidale, leader nel trasporto conto terzi e della grande distribuzione, avente oltre 150 dipendenti.

Una vera e propria galassia di società costituite con l’unico scopo di evadere il fisco (oltre 60 i milioni di fatture per operazioni inesistenti emesse) ha permesso di creare fondi neri per oltre 20 milioni di euro i quali riciclati, ed in parte reimpiegati nelle attività aziendali, hanno consentito a questa impresa criminale di accaparrarsi enorme fette di mercato della grande distribuzione organizzata, tanto da farla divenire uno dei gruppi di riferimento nazionale per il trasporto delle merci deperibili.

La sagacia criminale era abbinata, però, anche ad una spregiudicata gestione dei dipendenti attraverso il sistematico ricorso a condotte estorsive e alla violazione della normativa sul lavoro con:

  • la corresponsione di retribuzioni in modo difforme dai contratti collettivi nazionali e territoriali;
  • la decurtazione dello stipendio per ogni giorno di assenza o di ferie fruito;
  • l’imposizione di turni massacranti, anche di 18 ore continue, senza la prescritta fruizione dei riposi;
  • l’imposizione dell’utilizzo di doppi dischi tachigrafi cartacei dei mezzi che venivano distrutti al termine del tragitto;
  • l’obbligo di lavorare in precarie situazioni di sicurezza ed igiene (alloggiamento dei lavoratori in ambienti degradati, mancata effettuazione delle visite mediche previste).

Queste condizioni vessatorie sono state accettate dai dipendenti solo dietro la continua minaccia del licenziamento e facendogli sottoscrivere contratti di lavoro a tempo determinato della durata di pochi mesi (a volte anche 30 giorni), non rinnovati a coloro che non sottostavano a tale modus operandi aziendale.

Il GIP del Tribunale di Lodi ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari per il dominus dell’organizzazione (P.R. di anni 52), l’obbligo di firma alla p.g. per quattro associati (P.S. di anni 30, P.M. di anni 35, M.P. di anni 58 e P.G.R. di anni 41) nonché il sequestro di oltre 20 milioni di euro pari all’imposta complessivamente evasa; oggetto di sequestro sono stati i beni mobili ed immobili intestati agli indagati.  

L’operazione Spartaco sottolinea il ruolo di polizia economico-finanziaria svolto dalla Guardia di Finanza con un’attenta e forte vocazione sociale, soprattutto nel contesto emergenziale attuale, perché completamente protesa verso il cittadino onesto e la tutela dell’impresa regolare. 

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