By Published On: 18 Settembre 2018Categories: Primo Piano

Lodi. Corruzione e droga in carcere, arrestati un’infermiera e un agente

Lodi. Fra i 19 provvedimenti cautelari emessi dal Gip del tribunale, sono finiti agli arresti anche un’infermiera 45enne residente nell’hinterland milanese che prestava collaborazione in carcere a Lodi e un agente di polizia penitenziaria residente in città. Per loro, che lavoravano da qualche anno nel penitenziario cittadino, le accuse sono di corruzione e cessione di stupefacenti. Agli arresti a vario titolo anche 5 detenuti italiani (quindi trasferiti in altri carceri) e 12 intermediari, di cui due extracomunitari sottoposti però al divieto di dimora.

Le indagini partite sei mesi fa, con intercettazioni, pedinamenti e altre attività tecniche, hanno portato alla luce l’introduzione settimanalmente di droga (hashish e cocaina) e telefonini cellulari che andava avanti almeno dall’ottobre del 2017.

I detenuti ordinavano modiche quantità di droga telefonando gli intermediari esterni (in un caso anche una mamma di un detenuto, di Pizzighettone, finita ai domiciliari), i quali si preoccupavano di procurarsi la fornitura e portarla all’infermiera o all’agente che poi la consegnavano in carcere. Così come i cellulari, che diventavano inoltre oggetto di potere da parte dei detenuti, per permettere di effettuare telefonate anche ad altri. C’era chi ordinava la droga, chi chiamava semplicemente i familiari, fino a chi gestiva traffici illeciti dall’interno e chi si è vantato descrivendo dettagliatamente a un ex detenuto di aver pestato brutalmente un nuovo carcerato, finito all’ospedale in gravissime condizioni.

I due assistenti percepivano ogni volta somme di qualche centinaio di euro, in un caso fino a 800 euro.

L’indagine, ha spiegato il Procuratore di Lodi Domenico Chiaro, è stata complessa poiché l’amministrazione del carcere di Lodi applica la detenzione “aperta”, per cui i detenuti possono circolare quasi liberamente all’interno della struttura, rendendo così più difficoltose le investigazioni. Ciò nonostante sono venuti alla luce altri reati e l’acquisizione di prove per fatti commessi all’esterno in precedenza. I detenuti, infatti, pensavano che il carcere fosse un porto franco dove poter parlare tranquillamente al telefono.

Lodinotizie in
collaborazione con: