By Published On: 29 Marzo 2013Categories: Primo Piano

Editoriale – Certezza della pena: tutela della dignità e libertà individuale e collettiva

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…“Le leggi sono le condizioni con le quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere di una libertà resa inutile dall’incertezza e di conservarla. Essi ne sacrificarono una parte, per goderne il restante con sicurezza e tranquillità…” Cesare Beccaria “Dei Delitti e delle Pene”, anno 1764.

 All’origine della pena dunque la necessità di garantire la sicurezza di quello stato in cui l’uomo aveva accettato di vivere sacrificando la minima porzione possibile della sua libertà naturale. Legittimata l’attribuzione allo Stato dello ius puniendi, poiché lecita è solo la pena comminata in forza di una legge dello stato, che deve essere applicata da un magistrato terzo ed imparziale, la legge, per essere efficace, deve stabilire una pena la cui durezza sia la minima necessaria al raggiungimento dello scopo, il bene giuridicamente tutelato, l’utile sociale. Se la finalità della pena è dunque la prevenzione sociale, ne discende la necessità che essa sia proporzionale al delitto e ancor infallibile. Tale infallibilità costituisce la funzione deterrente: …“la certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile, unito con speranza dell’impunità; perché i mali, anche minimi, quando sono certi, spaventano sempre gli animi umani…”, deve però rispettare il dettato normativo di cui all’art. 27 comma 3 della Costituzione per il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Premesso ciò e constatato che tutte le belle parole fin qui utilizzate corrispondo a quanto ci si aspetti che avvenga, dove è l’inghippo?

Se fin dai tempi dell’illuminismo e ancor prima, nella mente dell’uomo è ben chiaro la distinzione tra bene e male, tra azioni e omissioni perseguibili a norma di legge, cosa accade in itinere? Quando cioè non si arriva alla certezza di quella pena inflitta da una sentenza irrevocabile raggiunta a fatica dato i tre gradi di giudizio cui un imputato può sottoporsi prima di una condanna definitiva? Ogni volta che esplode un caso clamoroso riguardante soprattutto un delitto contro la persona, l’opinione pubblica rimane scioccata, turbata, indignata, preoccupata, arrabbiata. Ci si aspetta che le Istituzioni deputate “facciano giustizia”, che coloro che hanno commesso i crimini siano perseguiti, arrestati, condannati e paghino la pena giusta che deve tra l’altro essere espiata fino alla fine. Le affermazioni che spesso si sentono dire sono: “Hanno sbagliato, devono pagare! Devono marcire in carcere! Devono soffrire come hanno fatto soffrire gli altri!” Il carcere è visto come la giusta punizione, l’allontanamento dalla comunità, dagli affetti familiari, la privazione della libertà. L’idea di Giustizia è simboleggiata dalla bilancia che significa equilibrio tra quanto commesso e/o omesso e quanto c’è da espiare, conseguenza della considerazione e della solidarietà in cui si trovano le vittime dei reati che corrono il rischio di vedersi pregiudicata l’intera esistenza a causa delle conseguenze e dei traumi patiti.

Ma a fronte dei predetti principi concernenti le pene, l’opinione diffusa e consolidata è che la giustizia non esiste, che i delinquenti entrano in carcere e vi escono dopo poco, che la polizia li arresta e i giudici li liberano. La sicurezza rappresenta un’esigenza centrale della vita dei cittadini, l’intento è di porre le basi per una riflessione tecnica e giuridica, profonda e consapevole, al fine di contribuire al processo di produzione da parte delle istituzioni di una sicurezza realmente democratica e partecipata. Non esistono risposte univoche e neppure vincenti. Le risposte vanno costruite giornalmente, in base ai problemi che si vengono a porre e alle risorse disponibili. È indispensabile collocare il tema della certezza della pena come caposaldo della società e operare per ricreare condizioni di responsabilità e condivisione, per evitare l’erosione della coesione sociale, l’impoverimento dei legami di solidarietà necessari per una crescita equilibrata della società, a tutela della dignità e libertà individuale e collettiva. E quanto si aspetta la gente comune, è quanto lo Stato dovrebbe offrire a tutti i cittadini.

D.

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