By Published On: 10 Maggio 2017Categories: Lodigiano

Caserini: La morte di Ramelli rimane comunque una morte ingiusta

 

Ieri pomeriggio, al Cimitero Maggiore di Viale Milano, si è svolta una commemorazione in memoria di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, morto giovanissimo nel 1975 a causa del grave pestaggio subito da alcuni membri di gruppi di estrema sinistra.

La sua morte è stata tragicamente strumentalizzata dalla destra e fatta diventare motivo di condanna per tutte le sinistre: Ramelli è stato innalzato a martire caduto per la causa fascista nella quale, al tempo l’MSI e oggi gruppi quali Forza Nuova e Lealtà e Azione, si identificano.

Bisogna però ricordare quali gravi danni portò il fascismo e successivamente la sua ideologia all’Italia, che difatti ne sancì l’illegittimità istituendo il reato di apologia di fascismo: reato che ogni giorno viene ignorato e bistrattato da gruppi quali Lealtà e Azione, la cui sola esistenza calpesta i valori della Costituzione.

La morte di Ramelli rimane comunque una morte ingiusta e da condannare, ma non possiamo accettare che essa diventi motivo per inneggiare al fascismo, né l’occasione per mostrare il braccio teso nel saluto romano, gesto che, ribadiamo, costituisce già di per sé un reato.

Recentemente a Milano una manifestazione simile ha suscitato sdegno e l’intervento immediato delle istituzioni e delle forze dell’ordine.

Perché a Lodi nessuno se ne è curato? Chi ha concesso i permessi per una manifestazione fascista? Non sarebbe compito primario del commissario straordinario Savastano far rispettare la legge?

Ricordiamo che i valori della Costituzione dovrebbero essere trasversali alle forze politiche e tra questi valori c’è il rinnegare ogni forma di fascismo, dal quale, ancora oggi, ci dobbiamo difendere.

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