By Published On: 12 Giugno 2017Categories: Cultura e Sport

Una complicata gara 3 per l’Amatori

Martedì sera sarà la volta di gara 3 playoff, ovvero il match che deciderà chi tra Forte e Lodi  metterà la testa avanti, portandosi ad un solo passo dal traguardo tricolore e chi invece sarà al “vietato sbagliare”.

Il primo che segna vince. Potrebbe essere questa semplice formula, che tutti noi abbiamo vissuto giocando a calcio su campi polverosi, la soluzione del rebus scudetto 2017. Perché così è sempre andata in questo playoff, per una regola che assai poco s’addice al nostro hockey. Sarà paradossale, ma è una consuetudine che si è ripetuta ad ogni singola gara di queste 9 sfide di playoff disputate dall’Amatori.
Nei quarti con il Valdagno furono Illuzzi e Ambrosio ad aprire le marcature. Poi con il Viareggio tre successi e due ko, sempre con la regola del “chi per primo fa gol, se la porta a casa”. Abitudine che si è mantenuta anche in queste finali, che hanno vissuto un inizio simile, ovvero con un doppio vantaggio interno.
Non può essere essere una casualità, se per nove partite consecutive chi acquisisce un vantaggio lo mantiene. Quale sarà la spiegazione?
Principalmente l’approccio mentale, che regala sicurezze aggiuntive a chi può leggere sul tabellone l’1-0 in proprio favore. Un fattore non da poco, anche se gestire 50 minuti non sono mai una banalità. Ma anche uno stato psicofisico che in ragazzi giovani infonde ancora maggiori certezze in termini di autostima.
Gestione dei cambi
Nella seconda partita, oltre all’inizio convincente del Forte, a fare la differenza è stata la gestione dei cambi. Bresciani ha giostrato i suoi a piacimento, senza mai abbassare ritmi ed intensità per almeno un quarto d’ora. Poi, al 18′ si è inventato addirittura un cambio di linea, in perfetto stile hockey ghiaccio: fuori tre giocatori, dentro altrettanti elementi freschi.
Pubblico, un fattore
Resende una settimana fa dalle colonne della Gazzetta dello sport aveva chiamato a rapporto i suoi tifosi. Un appello che non è caduto invano, visti (e sentiti) i decibel che per l’intera gara due hanno accompagnato i giallorossi. Uno spettacolo nello spettacolo, con una tifoseria che anche sotto di cinque reti non ha mai smesso di far sentir il proprio incitamento.
Oriandi, eterna giovinezza

Orlandi esulta (foto Baldi)

Orlandi esulta (foto Baldi)

Sulla carta d’identità pare che ci sia scritto 1973 alla voce anno di nascita di Orlandi Alberto. Eppure dopo aver visto gara due, sembrava di esser alle prese con un ragazzino alle prim armi. Grinta, tecnica, tiro, fiato, difesa, qualità nell’ultimo passaggio e tanto carisma. Questo ha mostrato il viareggino, ultimo baluardo di una generazione di campioni, che ha una leadership riconosciuta da ogni compagno.
Le soluzioni
Gara due ha mostrato un Forte in grande spolvero: dall’approccio mentale alla tenuta fisica, i versiliesi hanno disputato un grande gara. Ma l’Amatori ha sorpreso più di una volta. Lo davano per spacciato dopo il pareggio in Supercoppa, ormai nove mesi fa, ma Illuzzi e soci andarono a conquistare il trofeo proprio al Palaforte. In campionato il Lodi ha poi saputo espugnare la pista toscana. Senza contare la reazione al ko interno di gara con il Viareggio: i giallorossi sono sembrati più d’una volta un pugile suonato, ma dotato di un grande carattere. E senza cadere in false retoriche, dare per vinto l’Amatori resta sempre una scelta sbagliata

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