By Published On: 18 Agosto 2016Categories: Cultura e Sport

Recensioni. Elogio del contante

Caro direttore,

lo scorso 21 marzo abbiamo presentato il libro di Leonardo Facco “Elogio del contante” insieme all’autore (Giornalista ed Editore) e a Giacomo Zucco (Portavoce del Tea Party Italia). Questo denso pamphlet rappresenta una risposta argomentata e precisa a quel grande movimento di opinione che da anni punta all’esproprio della funzione e dell’uso del denaro nella sua forma contante, minuta, diffusa, abituale: la classica cartamoneta.

Nel volume l’autore indica le motivazioni che starebbero alla base di questo tentativo di controllo sulla libertà economica e finanziaria di ciascuno di noi. Perché di questo, in ultima analisi, si tratterebbe: il controllo sulle nostre transazioni, su tutte le nostre transazioni, così da poter tracciare ogni aspetto della nostra vita e redigere un profilo quanto più fedele possibile delle coordinate fiscali di ogni contribuente. Si arriverebbe così al più pervasivo ed agghiacciante potere di controllo fiscale da parte dello stato, consegnando inoltre all’arbitrio del sistema bancario il destino finanziario di ogni persona.

Facco mostra chiaramente come il contante, nelle sue varie forme, abbia una storia ultra millenaria che non è certo esaurita nelle sue possibilità, rappresentando una risposta dal basso ad un bisogno. La cartamoneta, infatti, è ancora l’espressione ineludibile del mercato, una necessità che parte dai singoli e insopprimibili attori delle transazioni economiche. Calpestare dall’alto questa storia così gloriosa vuol dire calpestare ogni singolo bisogno, ogni volontà individuale e per fare questo sono necessarie misure repressive su vasta scala, supportate dal coro di intellettuali compiacenti che tentano di imporre un pensiero unico sulla questione. La presenza del contante, la disponibilità della cartamoneta e le sue caratteristiche di minor tracciabilità rappresentano ancora una tutela e, in fin dei conti, uno scudo difensivo di fronte alla rapacità di un potere invasivo della nostra libertà.

Restano quindi da analizzare le argomentazioni a favore della progressiva eliminazione del contante. Nel volume ne vengono rilevate principalmente quindici e nessuna regge a una verifica rigorosa. Alla più importante è dedicato un intero capitolo che dimostra chiaramente come l’introduzione di tetti sempre più stringenti all’uso del contante NON sia la soluzione per combattere l’evasione fiscale, che infatti continua ad aumentare nonostante il limite vigente in Italia sia diventato il più basso d’Europa. Non è quindi con la cartamoneta che si attua l’evasione fiscale o, meglio, non nelle soglie significative. Esistono tutta una serie di strumenti di evasione ben più rilevanti ed efficaci dell’utilizzo del contante – dalla costituzione di società fittizie all’adulterazione del magazzino, dagli studi di settore compiacenti alla falsa fatturazione – e affermare quindi che la sua abolizione porterebbe alla fine dell’evasione fiscale è una follia, dato che circa il 90% di quest’ultima proviene da attività connesse al sistema bancario. Ma il motivo principale per il quale non si può pensare di sopprimere il contante è che in questo modo getteremmo tutto quanto di buono esso genera in nome di un controllo assoluto, di fatto impraticabile. Nel libro vengono evidenziati dieci punti a favore del ripristino del libero utilizzo del denaro contante e francamente, dalle motivazioni etiche a quelle pratiche, risulta davvero difficile non condividerle pienamente.

La progressiva abolizione della cartamoneta, attraverso restrizioni sempre maggiori, è molto pericolosa sia per quanto rappresenta sia per le conseguenze future della sua affermazione. Non dimentichiamoci mai che il denaro contante è l’unico che realmente possediamo: quello depositato in banca, come recita l’articolo 1834 del Codice Civile, non è più pienamente nostro, diventa di proprietà della banca, trasformandosi in un titolo di credito che può essere riscosso solo alle condizioni previste dal contratto stipulato con l’istituto di credito. Naturalmente tutto questo perfetto meccanismo vale finché non esiste la possibilità di fallimento delle banche e finché non arriva un prelievo forzoso dai conti correnti, come quello applicato in Italia nel 1992. Ecco perché, come ha ricordato efficacemente l’autore durante la serata, “La libertà di pagare in contanti è solo l’ultimo centimetro della libertà monetaria, che è solo l’ultimo centimetro della libertà economica, che è la base della libertà tout-court perché non esiste libertà politica senza libertà economica”. E questa libertà va assolutamente difesa.

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