By Published On: 16 Novembre 2012Categories: Attualità

Lettere al Direttore – Altea. Una tragedia che si sarebbe dovuta evitare

Buongiorno Direttore,

siamo ancora una volta, purtroppo, di fronte ad un tragedia evitabile, evitabile e che si sarebbe dovuta evitare.

È già troppo tardi per salvare quella ragazza, per salvare quella famiglia, per salvare quegli amici e lo stesso vale per le migliaia di morti inutili di cui sono scenario le strade italiane. La morte di Altea Trini ci colpisce come un pugno nello stomaco perché aveva 17 anni, perché era bella, perché era lodigiana, perché potrebbe essere chiunque di noi o una nostra sorella, se non una figlia.

Mi scuso se il mio intervento potrà apparire fuori luogo, in questi casi si dice che è il momento del silenzio e non delle polemiche ma credo che, purtroppo, in italia sia questo l’unico momento in cui si possa riuscire ad agire con azioni concrete, in uno stato come il nostro che si scandalizza di fronte ad ogni tragedia ed inneggia al cambiamento per poi assopirsi e lasciar cadere tutto nel dimenticatoio lasciando che i sopravvissuti, e parlo dei familiari e degli amici, rimangano unici custodi di un dolore inalienabile.

La proposta di istituire il reato di omicidio stradale si è arenata puntualmente una settimana dopo ogni tragedia che abbia fatto notizia, poiché fin troppe non compaiono che in un trafiletto sui giornali, finendo per definire tutti questi reati come omicidio colposo. L’omicidio colposo non è altro che un ridicolo ridimensionamento della responsabilità di chi lancia una massa che ha una limitata possibilità di deviare, pesante oltre una tonnellata se non due, ad oltre 100 km/h (che significa percorrere 30 metri in un secondo) e nella totale impossibilità di fermarsi istantaneamente, il tutto gestito in uno stato annebbiato da alcool ed affini: questi sono assassinii a cui non si può negare una certa dose di premeditazione.

Ma non possiamo additare i soli legislatori per questa mancanza, la colpa è di tutti noi: quante volte abbiamo guidato distrattamente? Quante volte abbiamo risposto al cellulare o abbiamo superato un limite di velocità? Quanti hanno etichettato la precedenza ai pedoni sulle strisce pedonali come un inutile ricordo della scuola guida, inveendo contro coloro che rallentano?

Sono queste nostre azioni a legittimare socialmente il comportamento errato degli altri. Purtroppo in italia la patente viene comprata da coloro che agiscono criminalmente ma viene regalata, non economicamente, a coloro che la conseguono regolarmente: zero sensibilizzazione, zero corsi di guida sicura, 40 crocette e qualche minuto di guida per avere la patente. Non è mia volontà criticare il lavoro delle scuole guida ma le modalità previste dalla normativa da loro puntualmente applicata, molta teoria su cosa si debba fare e non fare ma nessuna dimostrazione delle possibili conseguenze delle loro azioni: conseguenze umane, non il numero di punti sottratti.

Se, infatti, un uomo di 54 non riesce a comprendere le potenziali conseguenze del suo atteggiamento come può capirle un ragazzo di 18? Si smetta di volersi chiudere nei “a me non può succedere” e la paura che certi messaggi possano scioccare qualcuno: si tratta di conseguenze reali, si mettano sagome nere dove qualcuno è morto in un incidente come si fa in Francia, si mostrino immagini nelle scuole guida delle conseguenze degli incidenti come in Svizzera, si facciano pubblicità shock come in tutto il resto del mondo, basta messaggi ovattati, qui perdono la vita degli innocenti! È inaccettabile che una società che voglia definirsi civile preferisca evitare di vedere, preferisca voltarsi dall’altra parte quando ci sono i mezzi per comprendere la potenza di morte che si ha tra le mani quando si tiene un volante, che lo faccia quando c’è la possibilità di salvare una vita, fosse anche una sola.

Quando si deciderà di fare questo passo sarà tardi, sarà sempre troppo tardi, la nostra società avrà sempre troppi morti sulla coscienza ma non saranno mai pochi quelli che verranno evitati. In questa nostra indecisione abbiamo permesso che venisse uccisa una ragazza di 17 anni, né la prima né l’ultima, senza che facessimo tutto il possibile perché quell’uomo ci pensasse due volte prima di bere un bicchiere di troppo o prima di premere l’acceleratore.

Prendiamoci la nostra parte di colpa e non passiamo oltre, ragioniamoci e applichiamoci perché non accada più o, più realisticamente, accada meno o saremo tutti complici di un omicidio.

Luigi Lacerenza

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