By Published On: 6 Giugno 2011Categories: Cronaca, Politica

Guida ai Referendum Abrogativi: 3° Energia Nucleare – Scheda Grigia

Referendum popolare N° 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO-. Referendum energia nucleare.

La situazione
L’Italia ha prodotto energia nucleare dal 1963 al 1990. La prima centrale fu costruita a Latina e ultimata nel 1963, la seconda fu costruita a Sessa Aurunca, in Campania, e ultimata nel 1964. La terza centrale fu costruita a Trino, in provincia di Vercelli, e fu ultimata lo stesso anno. La quarta centrale fu costruita a Caorso, in provincia di Piacenza, e fu ultimata nel 1978. La quinta centrale doveva essere costruita a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, ma il processo fu interrotto dai referendum del 1987 che, a pochi mesi dal disastro di Chernobyl, sancirono l’abbandono dell’energia nucleare da parte dell’Italia. Negli anni si è discusso molto dell’eventualità di un ritorno all’energia nucleare, proposto dai governi di centrodestra. Nel 2008 il governo ha approvato una legge che, nell’ambito di una nuova “Strategia energetica nazionale”, dispone la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”.

Qui le cose si fanno un po’ più complicate. Poche settimane fa, molto dopo la fine della raccolta firme dei comitati referendari e l’accoglimento del quesito da parte della Corte Costituzionale, il governo italiano ha abrogato le norme oggetto di referendum, nel timore di subire una sconfitta nelle urne dopo l’incidente nucleare a Fukushima. La Corte di Cassazione era chiamata a decidere se tenere o no il referendum e pochi giorni fa ha deciso di sì, riformulando il quesito. Alla luce di quanto deciso dalla Corte di Cassazione, quindi, il quesito referendario fa riferimento ai due atti che hanno abrogato il nucleare e recita così:

Volete voi che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del decreto-legge 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?

Se il comma 1 parla dell’energia nucleare, il comma 8 in realtà è ben più vago e generale. Dispone, infatti, che il Governo vari una nuova Strategia energetica nazionale, che “individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali”.

In sostanza, questo non è più un referendum sul nucleare bensì sulla Strategia energetica nazionale del Governo: sulla sua stessa esistenza, non sui suoi contenuti.

C’è un’ulteriore complicazione. Gli italiani residenti all’estero, infatti, hanno già votato: hanno ricevuto le schede elettorali a casa, hanno votato e le hanno rispedite. Peccato che hanno votato sulla base della vecchia formulazione del quesito, che poi è quella sulla base della quale erano state raccolte le firme. Non è chiaro cosa succederà ai loro voti, se saranno annullati o ritenuti validi. Non esistono precedenti. Secondo il costituzionalista Michele Ainis, interpellato da Fabio Chiusi per Lettera43, “il male minore sarebbe far rivotare quegli elettori, e aspettare per annunciare il risultato definitivo. Meglio che rischiare di inficiare la validità dell’intero referendum”. La procedura potrebbe durare dei mesi: probabilmente tutti in questo momento si augurano che, in un verso o nell’altro, il risultato dei referendum sia netto abbastanza da non rendere decisivi i voti degli italiani all’estero.

Se vince il Sì
In caso di vittoria del Sì, stando alla lettera del quesito, il Governo non sarebbe autorizzato ad adottare la Strategia energetica nazionale, cioè il piano generale con cui si decidono gli investimenti, le priorità, i settori su cui investire, comprese le energie rinnovabili. Per effetto dell’abrogazione effettuata dal governo, tra l’altro, anche una vittoria del Sì non avrebbe effetti concreti sul fronte dell’energia nucleare ma soltanto effetti simbolici: in ogni caso questo o un altro Governo un giorno o l’altro potrebbero legittimamente introdurre il ricorso all’energia nucleare. In caso di vittoria del No, il governo potrebbe adottare la Strategia energetica nazionale. Sul fronte del nucleare non cambierebbe nulla in ogni caso.

Le posizioni
I sostenitori del Sì credono che il passaggio del referendum, al di là del merito del quesito, rappresenterebbe comunque un segnale simbolico forte e inequivocabile, che renderebbe complicato – se non impossibile, nel breve termine – un eventuale nuovo ritorno al nucleare da parte di questo o di un altro governo.

Il fronte dei sostenitori del No è stato praticamente svuotato dalla moratoria al nucleare imposta dal governo: anche i partiti originariamente favorevoli al nucleare oggi hanno deciso di lasciare libertà di coscienza ai propri elettori.

Lodinotizie in
collaborazione con: