By Published On: 20 Marzo 2012Categories: Attualità, Politica

Fornero: il ministro che piange lacrime di coccodrillo

Non ha più limiti e se ci sono li travalica senza fare una piega. Prima massacra (il termine è voluto ed assolutamente calzante) il sistema pensionistico sbandierandolo come una “conquista” (la Marcegaglia addirittura lo definisce “avanguardia” in Europa)  senza attuare alcuna forma di confronto o di contraddittorio, anzi blaterando di fantomatiche ricadute positive sui giovani e sulla equità ed ora, con lo stesso sistema, traccheggia su quella che viene definita una riforma del mercato del lavoro, ma che a tutt’oggi appare solo una riduzione degli ammortizzatori sociali che va di pari passo con il tentativo di rendere il licenziamento totalmente discrezionale (anche se con indennizzi…).

In un paese civile, che non è il nostro, ne avrebbero già chiesto a gran voce le dimissioni e si sarebbe creata una forma di protesta compatta, efficace e costante fino a che la signora non venisse restituita alla sua originaria professione. Allo stesso modo dovrebbe andarsene il governo che attorno a lei fa quadrato: se qualcuno obietta che tale governo ci ha “salvato” dal fallimento in salsa ellenica io dico a che prezzo? Il salvataggio si sta facendo emarginando alcuni, sbilanciando ancor più la distribuzione della ricchezza, consegnando ancor più potere ai già potenti gruppi finanziari. A questo livello preferivo il fallimento: tabula rasa, pari opportunità e una moneta non più assoggettata ai desideri di una nazione straniera.

Ma torniamo alla signora Fornero. Quello che ancor più mi indispone è la forma, oltre alla sostanza: non sopporto quel suo modo saccente di impartire lezioncine al “popolo” come se fossero i suoi studenti, ma dimenticando che si tratta di persone con pensieri ed opinioni proprie. Ancora. Ultimamente si vanta del fatto che la sua riforma (quella del lavoro n.d.r.) sia osteggiata da tutte le parti sociali: proprio questo motivo, per il ministro, è la riprova del fatto che si tratta di una “buona riforma”. Se qualcuno l’ha vista a “Che Tempo Che Fa” l’avrà sentita dire: “Sono positiva sul lavoro che stiamo facendo; le piccole imprese si lamentano, Confindustria si lamenta, il sindacato variamente si lamenta. Questo dimostra che stiamo lavorando nell’interesse del Paese”.

In parole povere: il mondo produttivo (grandi e piccole imprese) dice che la riforma non andrebbe bene. Lo dicono gli artigiani, i coltivatori diretti, i commercianti: tutti concordano sul fatto che questa riforma proprio non va. E il ministro Fornero che fa? Ne desume che sta facendo l’interesse del paese. Quale? E, magari anche in base a quale logica?

Parlavo prima di forma. Oltre alla saccenza delle lezioncine c’è anche un atteggiamento fortemente supponente nelle sue dichiarazioni, ancor prima della evidente arroganza delle sue riforme di cui pagheremo i conti per almeno un paio di generazioni. C’è quasi una forma di accanimento nel suo voler – a tutti i costi – portare a termine i suoi obiettivi a scapito di chiunque, senza alcuna preoccupazione del fatto che questo crei enormi danni collaterali.

Vi tengo il dolce per la fine. Nel suo intervento il ministro ha proseguito dicendo che serve “un più facile accesso e una più facile uscita (dal posto di lavoro, n.d.r.)” dato che se chi è “dentro” non riesce a “uscire”, allora chi è “fuori” non riesce ad “entrare”. Perdonate questo che sembra un gioco di parole, ma la sostanza è qui. Si considera il mondo del lavoro alla stregua di “quantità di posti bloccati”. Ma, scusate, non è stato proprio il signor ministro ad imporre una permanenza dei lavoratori fino a 66 anni (70 in prospettiva)? Ed ecco quella che appare un’enorme contraddizione svelare le carte: scopo di queste riforme è solo – e sempre – quello di rimpinguare le casse dello stato.

Fate due conti: i miliardi della riforma delle pensioni, i Tfr degli statali trattenuti per 24 mesi (o più), gli ammortizzatori sociali ridotti. Fatti i conti? Ecco una bella “paccata di miliardi” che dai cittadini e dalle imprese finisce nello Stato che li può usare in altre “riduzioni”…

Sembrava dovesse cambiare tutto, non sta cambiando un bel niente a parte il fatto che oltre ad essere sempre più massacrati dalle tasse veniamo trattati anche da deficienti a cui si possono raccontare tutte le storie di questo mondo, basta che a raccontarle sia un “ministro tecnico laureato alla Bocconi”. Già.

Lodinotizie in
collaborazione con: