Di Pubblicato il: 2 Settembre 2025Categorie: Attualità

QFP 2028-2034 e PAC. Confagricoltura: “Scelte che preoccupano, ma il confronto è appena iniziato”

Francesco Pacchiarini

(Milano, 2 settembre 2025) – «La partita sul futuro della Politica Agricola Comune è ancora tutta da giocare. La proposta della Commissione Europea per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 è materia in evoluzione, ma è giusto aprire subito un primo banco di riflessione, perché le scelte che si stanno delineando destano forte preoccupazione» dichiara Francesco Pacchiarini, presidente di Confagricoltura Milano, Lodi, Monza Brianza.

La bozza di QFP prevede un taglio di oltre 86 miliardi di euro rispetto al settennato precedente per la PAC, senza adeguamento all’inflazione. «Un ridimensionamento di questa portata – sottolinea Pacchiariniindebolirebbe il ruolo strategico dell’agricoltura europea proprio mentre le imprese si confrontano con crisi geopolitiche, cambiamenti climatici, tensioni commerciali e volatilità dei mercati. Significherebbe compromettere investimenti, innovazione, sicurezza alimentare e capacità competitiva, anche del nostro territorio lombardo, tra i più dinamici e integrati nelle filiere nazionali ed europee».

A generare ulteriori timori è la proposta di concentrare diversi fondi europei, compresa la PAC, in un unico Fondo nazionale. Secondo Pacchiarini, «questa impostazione rischia di generare un calderone burocratico, riducendo l’autonomia delle regioni e la possibilità di calibrare gli interventi in base alle specifiche esigenze locali. Per un’area come Milano, Lodi e Monza Brianza, dove coesistono produzioni cerealicole, zootecniche, ortofrutticole e vitivinicole, la perdita di strumenti mirati potrebbe tradursi in una minore efficacia delle politiche di sviluppo agricolo».

Confagricoltura, in linea con la posizione nazionale, ribadisce la necessità di mantenere la struttura della PAC su due pilastri distinti – FEAGA annuale (Fondo Europeo Agricolo di Garanzia) e FEASR pluriennale (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) – garantendo un bilancio adeguato, strumenti per la gestione del rischio, misure settoriali e il sostegno diretto agli agricoltori attivi, senza discriminazioni legate alla dimensione aziendale. Altro punto fermo è il rifiuto del capping (tetto massimo degli aiuti diretti) obbligatorio e la revisione delle regole di condizionalità, che oggi gravano eccessivamente sulle imprese.

«Il nostro auspicio – conclude Pacchiariniè che da qui ai prossimi mesi si apra un confronto vero con il settore e con i co-legislatori europei. La PAC deve rimanere una politica comune, dotata di risorse e autonomia, capace di sostenere la competitività delle aziende e la vitalità dei territori rurali. È una partita cruciale per il futuro dell’agricoltura e la stiamo solo iniziando a giocare».