Santantonio su avviso di garanzia: «Nulla mi è contestato. Mai usato soldi pubblici per privato. Alla fine scriverete che sono un galantuomo»
«Non sono chiamato a comparire. Non mi viene contestato nulla. So che in tre anni ho richiesto per lo svolgimento del mio mandato 280 euro di rimborso spese per una visita istituzionale a Roma. Sotto il profilo giudiziario sono sereno. Resta l’amaro in bocca. Non è bello scoprirsi indagati, in particolare durante la campagna elettorale. Il mio primo pensiero è andato alle mie figlie, ai miei genitori e a tutti quelli che mi vogliono bene. Spero che la magistratura faccia presto e si chiuda alla svelta questa vicenda per me dolorosa.». E’ quanto ha voluto spiegare con forza questa mattina Fabrizio Santantonio (PD), consigliere regionale uscente e candidato, sempre alla regione, alla prossima tornata del 24 e 25 febbraio. Poco dopo le 11:00 in una conferenza stampa aperta al pubblico Santantonio ha sottolineato come «la comunicazione parziale e fuorviante che la stampa ha diffuso in questi giorni, mi porta a reagire per riaffermare la verità. E’ per me, prima di tutto, una questione di onorabilità».
Una tegola che si è abbattuta proprio a pochi giorni dall’inizio della campagna elettorale. Si tratta di una notifica di un’ informazione di garanzia dalla Guardia di finanza di Lodi, un indagine per la quale al momento non viene contestato nulla, come ha spiegato lo stesso Santantonio.
L’inchiesta si inserisce nel filone degli scandali dei rimborsi, fatti dai gruppi consiliari per le attività dei consiglieri, che come sappiamo vennero poi utilizzati anche per spese a dir poco imbarazzanti. In una breve premessa Santantonio ha spiegato che fu proprio fra coloro che vollero che il governo della Lombardia venisse a cadere dopo queste vicende giudiziarie. «Questa campagna elettorale è stata voluta con forza dal PD, che ripetutamente ha chiesto le dimissioni di Formigoni. Un centro destra che dopo 17 anni era arrivato al capolinea politico e che non era più in grado di dare risposte». Al momento sono una novantina i consiglieri coinvolti. Dopo Pdl e Lega Nord l’ultima “tranch” ha riguardato 29 anche fra le fila del PD, di cui a 22 sono stati contestati dei fatti specifici, mentre a 7, tra cui Santantonio, non è stato contestato nulla in particolare.
Poi ha chiarito la sua posizione con la veemenza di chi si trova ora ad affrontare una campagna elettorale non semplice: «Non voglio essere accomunato ad una vicenda con cui non ho nulla a che spartire. In Italia purtroppo essere raggiunto da un avviso di garanzia è come dire “condannato”. Ma nello stesso calderone non ci sto e non ci voglio stare! Non me lo merito, per la mia storia e per la mia esperienza. Sono indagato, non sono stato ne rinviato a giudizio, ne condannato!! Mi hanno portato l’avviso, ma non dicono per cosa sono indagato. Io so solo che i miei rimborsi corrispondono a 282 euro per una missione istituzionale. Il livore è altissimo e mi sento pugnalato alle spalle. Non ho mai utilizzato soldi pubblici per fini privati. Da domani però tornerò ad incontrare gli amici e ad impegnarmi per le prossime tre settimane di campagna elettorale, fiducioso di quelle 8.000 persone che hanno scritto il mio nome l’ultima volta. Questa è la cifra della mia credibilità».
In conclusione Santantonio ha fatto anche un appello piccato alla stampa: «Questa storia finirà, e quando verrà quel momento dovrete fare un bel titolo: “Santantonio è un galantuomo!”».
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