By Published On: 14 Marzo 2011Categories: Lodigiano

Dopo l’incidente ingoia il libretto di circolazione

I Carabinieri di Codogno hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Lodi due persone G.M. 35 anni di Piacenza e M. F. 35 anni residente a Milano per resistenza a pubblico ufficiale, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, disturbo della quiete pubblica e rifiuto di fornire indicazioni sulle proprie generalità. Paradossale la vicenda da cui scaturiscono le denunce legate ai rilievi di un sinistro stradale avvenuto a Secugnago nella notte frasabato e domenica, che non vedeva feriti ma per il quale le parti non  riuscivano a trovare un accordo. Infatti, dopo un preliminare accordo a redigere il modulo per la constatazione amichevole, M.F. parte in causa, si opponeva alla ricostruzione dei fatti che lo avrebbero visto soccombere e, con fare minaccioso, intimoriva la controparte che, impaurita, contattava il numero di  pronto intervento 112. All’arrivo della pattuglia M.F. si spostava poco distante dal luogo del  sinistro per poi ritornare a parlare coi militari. I Carabinieri richiedevano quindi i documenti personali e di circolazione alle  parti e qui emergeva il primo comportamento inconsulto di M.F. Infatti la controparte non rinveniva la carta di circolazione che ricordava aver consegnato a M.F. per la compilazione del CID, ma questi negava di averla. Un testimone si avvicinava ai militari e indicava che poco prima del loro arrivo M.F. si era spostato verso un tombino dove uno dei Carabinieri rinveniva strappata in vari pezzi la carta di circolazione. M.F., visti i Carabinieri dirigersi verso il tombino tentava di anticiparli, raccogliendo anche parte dei piccoli pezzi rimasti e tentando di farli sparire anche ingoiandoli davanti ad un militare esterrefatto e aggiungendo al gesto che da quel momento non c’erano più le prove del fatto. M.F. nonostante l’evidenza, negava poi ogni coinvolgimento nella distruzione della carta di circolazione. I rilievi proseguivano con l’invito di sottoporsi al controllo con etilometro che una parte accettava senza problemi (esito negativo) mentre M.F., dopo aver accettato, soffiava nel boccaglio in modo tale da non consentire la rilevazione. M.F., alla notizia che tale comportamento sarebbe stato considerato un rifiuto, iniziava a contattare ripetutatemente le utenze di emergenza 112 e 113 richiedendo l’intervento di  altri militari perché i due intervenuti “non erano abbastanza professionali” e successivamente il proprio legale di fiducia che poco dopo giungeva sul posto.
Già all’arrivo il legale (G.M.) si presentava gridando di essere un avvocato e che la pattuglia stava procedendo alla stesura di atti falsi arrivando a tentare di strappare di mano il formulario previsto per gli incidenti al capo pattuglia. Questi allora chiedeva l’esibizione di un documento ma il presunto avvocato opponeva netto rifiuto e, in presenza di un numero elevato di testimoni, lo ribadiva gridando e sottolineando come per avere le sue generalità i Carabinieri avrebbero dovuto sottoporlo a fermo per identificazione. Successivamente li minacciava di far intervenire persino il Procuratore della Repubblica cercando quindi di intimorirli ma senza riuscire nello scopo. G.M., intuendo l’arrivo di rinforzi, consegnava poi un documento al militare  ma prima che questi potesse leggerlo glielo strappava nuovamente dalle mani insieme alla penna che, inizialmente, si rifiutava di restituire. Alla fine entrambi venivano accompagnati al Pronto Soccorso dell’ospedale di Codogno per essere sottoposti ai controlli sull’abuso di alcool e stupefacenti e solo dal referto del pronto soccorso si riusciva ad identificare compiutamente G.M.. I dati medici hanno poi dato esito negativo ma della serata restano le denunce compresa quella per disturbo della quiete pubblica visto che i due hanno più volte urlato molestando e disturbando il sonno di coloro che abitavano in zona.
Parte della scena è stata persino filmata con un cellulare da un testimone che, a registrazione spenta, si è complimentato con i Carabinieri per la pazienza dimostrata. Tutti i testimoni presenti, 4 oltre la parte relativa all’incidente, hanno reso le proprie dichiarazioni concordanti sulla vicenda. Sono in corso ulteriori accertamenti volti a chiarire se G.M. fosse veramente  un avvocato.

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