Anche Boneschi interviene sul confronto macellai-agricoltori
Anche l’assessore all’agricoltura della Provincia di Lodi, Matteo Boneschi, si inserisce nel dibattito apertosi dopo l’assemblea dei macellai lodigiani, che lo scorso lunedì non hanno esitato a presentare critiche piuttosto forti alle iniziative agricole. “Il confronto tra Macellai e Agricoltori non si trasformi in una battaglia tra poveri – esordisce l’assessore –; non intendo offendere nessuno, ma nel momento in cui agricoltura e commercianti lamentano difficoltà, appare controproducente una guerra tra loro”.
Ma chi ha ragione? “Non è certo mia abitudine fare il “politico equidistante” per il quieto vivere, ma ammetto che nelle riflessioni emerse non mancano ragioni vicendevoli, come del resto già riconosciuto dagli stessi Mola e Franciosi”. “Parto da una premessa fondamentale e sulla quale non tratto: il farmer market di Coldiretti è un’esperienza straordinaria, innovativa e simbolo di un’Italia disperatamente attaccata alle sue tradizioni, anche nei meccanismi commerciali, specie nell’agroalimentare. Mola rifletta: l’alternativa è il dominio totale di grandi industrie e distribuzione organizzata? Nei confronti di questi giganti, che margine di collaborazione potranno mai avere i piccoli macellai? Nessuna”.
Con i mercati agricoli, invece, la possibilità di interagire c’è, eccome. Al tempo stesso, Boneschi riconosce che nel beneficiare di aiuti istituzionali, il mondo agricolo deve mantenere un profilo molto elevato ed un rigoroso rispetto delle regole: “sono convinto che Coldiretti sia la prima ad avere l’interesse ad ammettere nei suoi mercati solo chi è coerente con le finalità dei mercati agricoli, al contrario sarebbe un autogol impensabile. Diamo tempo al tempo, visto che si tratta di un’iniziativa relativamente giovane”.
Più severo, Boneschi è con gli agriturismi: “qui in effetti, non mancano situazioni sulle quali sarebbe opportuno intervenire, a partire da Regione Lombardia. E’ vero: ci sono abusi, certi agriturismi sono ristoranti mascherati che creano un effetto distorsivo della concorrenza e soprattutto non portano alcun reale beneficio all’agricoltura”.
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