Il CNDDU esprime preoccupazione per i gravi fatti accaduti durante la Festa dell’Unità

L'aera della Festa de l'Unità a Lodi in zona "Capanno"
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) esprime viva preoccupazione per i gravi fatti accaduti a Lodi durante la Festa dell’Unità, degenerati in una rissa violenta con l’impiego di un machete sotto la bandiera della pace.
Oltre agli aspetti penalmente rilevanti, l’episodio impone una riflessione sul piano psicologico ed educativo. La dinamica collettiva evidenzia un processo di deindividuazione: i singoli, immersi nel gruppo, hanno perso i freni inibitori, lasciando spazio a un’escalation incontrollata.
La difficoltà dei giovani a gestire rabbia e frustrazione, unita a un contesto festivo ad alta stimolazione sensoriale, ha favorito la degenerazione del conflitto. L’arma, simbolo di potere e dominio, diventa così surrogato di identità e mezzo per colmare il senso di marginalità.
Dal punto di vista psicologico, l’episodio rappresenta una dissonanza profonda: la violenza esplosa sotto un vessillo di pace mostra quanto siano fragili i valori condivisi quando non sono interiorizzati e praticati quotidianamente.
Il CNDDU sottolinea che la scuola, in forza della L. 92/2019 sull’educazione civica, ha il dovere di sviluppare nei giovani life skills fondamentali: empatia, gestione dello stress, comunicazione nonviolenta, capacità critica. Senza tali strumenti, il rischio è che la violenza diventi linguaggio abituale.
È indispensabile che le istituzioni scolastiche attivino protocolli con i servizi sociali, le famiglie e le forze dell’ordine per prevenire fenomeni simili e garantire il diritto alla sicurezza (art. 32 Cost.).
Occorre altresì prevedere percorsi di sostegno psicologico scolastico, accessibili e continuativi, in grado di intercettare precocemente situazioni di disagio. Non si tratta solo di reprimere la devianza, ma di costruire un sistema educativo capace di contenere l’aggressività e trasformarla in energia positiva.
In tal senso, i docenti devono essere supportati con formazione specifica sulle dinamiche di gruppo e sulla mediazione dei conflitti, affinché la scuola non resti isolata di fronte a fenomeni sociali di questa portata.
Il CNDDU richiama l’attenzione anche sul ruolo dei media: la diffusione di immagini cruente senza adeguato contesto rischia di produrre un effetto emulativo nei più giovani, normalizzando la violenza come modalità di interazione.
Al tempo stesso, il CNDDU respinge ogni tentativo di strumentalizzare politicamente la vicenda stigmatizzando intere comunità. La violenza giovanile è fenomeno complesso e trasversale, che richiede risposte educative e sociali, non semplificazioni propagandistiche.
Non si può dimenticare che la Costituzione, all’art. 3, impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine sociale e culturale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: un dovere che oggi appare quanto mai urgente.
Il machete brandito sotto la bandiera della pace sia monito e insegnamento: solo attraverso l’attuazione coerente dei principi costituzionali e l’investimento in educazione si può costruire una cittadinanza capace di convivere nel rispetto reciproco.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU