Lodi, al Cinema Fanfulla “Lasciatemi morire ridendo”, il film su Stefano Gheller di Massimiliano Fumagalli

Arriverà nelle sale italiane ad ottobre il documentario Lasciatemi morire ridendo, diretto da Massimiliano Fumagalli e prodotto da Dreamscape Film, con la distribuzione di Mescalito Film.
Un’opera intensa e necessaria che racconta la storia di Stefano Gheller, seconda persona in Italia – la prima in Veneto – ad ottenere il diritto al suicidio medicalmente assistito sul suolo italiano. Il documentario esplora con delicatezza e profondità la battaglia di Stefano per la libertà di scegliere, attraverso testimonianze, materiale d’archivio e una toccante osservazione della sua quotidianità.
«Stefano amava la vita, proprio per questo l’aveva rimessa in discussione» – afferma il regista Massimiliano Fumagalli, classe 2000, che ha vissuto un percorso umano e creativo al fianco di Stefano, trasformando un incontro nato sui social in un progetto cinematografico di forte impatto emotivo e sociale.
Il documentario non è solo un ritratto personale, ma anche un viaggio universale nei grandi interrogativi dell’esistenza: la libertà, la sofferenza, il senso della vita e della morte. Lasciatemi morire ridendo parte da un biopic per aprirsi a una riflessione collettiva, ponendo al centro il tema del fine vita, ancora oggi oggetto di accesi dibattiti etici, religiosi e politici in Italia.
Nato nel 2022, il progetto ha preso forma grazie al supporto di Banca Etica tramite il bando Impatto + e una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso, che ha permesso di raccogliere 20.000 euro per la realizzazione. Il documentario è stato girato in oltre due mesi di riprese in Veneto, accompagnando Stefano in ogni aspetto della sua vita – dai momenti pubblici agli istanti più intimi.
Oltre all’uscita nelle sale italiane, il documentario punta a una distribuzione internazionale, con partecipazioni ai più importanti festival cinematografici, e con eventi pubblici e rassegne in collaborazione con l’Associazione Luca Coscioni e altre realtà attive sul fronte dei diritti civili.
La scomparsa prematura di Stefano ha lasciato un vuoto profondo, ma il documentario rappresenta oggi un’eredità potente e necessaria, un invito alla riflessione, un grido di libertà. Come afferma la produzione: «Siamo certi che, ovunque si trovi, Stefano sarà orgoglioso di vedere la sua storia raccontata e condivisa con il mondo.»


